7 aprile 2025

«A tutti gli uomini di buona volontà»

Pacem in Terris e il sogno di una pace universale

di Giorgio Gasperoni

Nel cuore della Guerra Fredda, Papa Giovanni XXIII si rivolge all’intera famiglia umana. La sua enciclica del 1963, rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, resta un faro per chi crede che la pace sia una vocazione condivisa. Una riflessione attuale alla luce della visione unificazionista.

«La pace sulla terra, suprema aspirazione di tutta l’umanità, non può essere stabilita e consolidata se non nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio.»

— Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 1963

Un messaggio per il mondo intero

Quando l’11 aprile 1963 Giovanni XXIII firmò Pacem in Terris, scelse un destinatario inedito: non solo i cattolici, non solo il clero o i credenti, ma tutti gli uomini di buona volontà. In un’epoca segnata dalla paura nucleare e dalle divisioni ideologiche, l’enciclica si propose come un appello universale alla coscienza umana.

Leader dei Balcani occidentali a convegno per rafforzare la cooperazione regionale

Riflessioni su pace, stabilità e transizione demografica in una regione strategica per l’Europa.

di Vittorio Patanella

Pristina, Kosovo - Il 5 ottobre 2024 si è tenuto a Pristina, presso l’Hotel Emerald, il convegno “Pace, stabilità e transizione demografica nei Balcani occidentali”, promosso da Universal Peace Federation (UPF Europa e Medio Oriente). In una regione ancora segnata da tensioni e sfide demografiche, leader politici e accademici si sono riuniti per discutere strategie di cooperazione e riconciliazione.

L’evento, ospitato dal governo del Kosovo e inaugurato dal Primo Ministro Albin Kurti, ha visto la collaborazione dell’University of Business and Technology (UBT), la principale università privata del Kosovo, e dell’Associazione internazionale dei giovani e degli studenti per la pace (IAYSP). Hanno partecipato 130 persone, tra cui ex Capi di Stato di Albania, Kosovo e Montenegro; due Ministri e tre parlamentari in carica e precedenti; un membro del Parlamento Europeo; e un rappresentante delle Nazioni Unite.

Donna e famiglia in Iraq oggi: Intervista a Suor Caroline Jarjis

In un contesto segnato da conflitti, difficoltà sociali e leggi spesso discriminatorie, il ruolo delle donne in Iraq continua ad evolversi. Nonostante le sfide, ci sono segnali di cambiamento, alimentati dalla determinazione di figure come suor Caroline Jarjis, che, attraverso la sua attività religiosa e sociale, promuove l’empowerment femminile. In questa intervista, suor Jarjis ci offre una panoramica della realtà odierna in Iraq, evidenziando le opportunità e le difficoltà delle donne, e riflette su come la cultura e la politica possano evolversi per garantire loro diritti fondamentali e dignità.

di Elisabetta Nistri

L’Iraq è una nazione che ha attraversato numerose tragedie nel corso della sua storia. Attualmente, l’opinione pubblica irachena è al centro di un acceso dibattito su una serie di emendamenti alla Legge sullo Status Personale, i quali potrebbero portare a significative violazioni dei diritti di donne e bambine.

In questo contesto, i cristiani, sebbene minoranza spesso vittima di persecuzioni, trovano sostegno in una Chiesa che trae forza dalla testimonianza dei suoi martiri e dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, avvenuto tre anni fa, che ha portato un rinnovato senso di speranza.

Questi e altri temi sono stati al centro di un’intervista a Suor Caroline Jarjis, coordinatrice dell’Associazione “Martyr Anaheed Assembly to Empower Girls and Women” (MAA). L’incontro si è svolto durante il webinar “Donna e famiglia in Iraq oggi,” organizzato dalla Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo (WFWP Italia) martedì 5 novembre 2024, presso l’Ambasciata di Pace di Roma.

Israele e Palestina: Un piano congiunto per ripristinare la pace

di Giorgio Gasperoni

UPF-EUME – In situazioni segnate dalla guerra è fondamentale cercare segni di speranza e riflettere su quali azioni possano essere intraprese per ristabilire la pace. Il 16 dicembre 2024 UPF ha organizzato un webinar nell’ambito del Middle East Peace Program, l'iniziativa per la pace in Medio Oriente.  Guy Taylor del The Washington Times ha moderato la discussione su una nuova proposta di pace tra Israele e Palestina. L'incontro è stato aperto da David Fraser-Harris, segretario generale di UPF per il Medio Oriente e il Nord Africa, ed è terminato con un intervento finale del dottor Michael Jenkins, presidente di UPF International.

Nel luglio 2024 Ehud Olmert e Nasser Al Kidwa hanno proposto un piano che potrebbe dare nuovo impulso alla soluzione a due Stati. Olmert, eletto due volte sindaco di Gerusalemme, è stato Primo Ministro di Israele dal 2006 al 2009. Nasser Al Kidwa, nipote dello storico leader dell'OLP Yasser Arafat, ha rappresentato l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina alle Nazioni Unite dal 1991 al 2005 ed è stato Ministro degli Esteri dell'Autorità Palestinese fino al 2006. I due leader hanno firmato e reso pubblica la loro proposta nel luglio dello scorso anno e l'hanno presentata a Papa Francesco nel mese di ottobre.

Giuseppe Malpeli: Educatore, Ambasciatore di Pace e Difensore dell’Umanità

Giuseppe Malpeli ha lasciato un segno indelebile come educatore, ambasciatore di pace e instancabile difensore dei diritti umani. La sua vita è stata un viaggio tra l’Italia e l’Asia, guidato dall’impegno per l’istruzione e dalla dedizione verso i più vulnerabili. Il Peace Forum di UPF Italia ha dedicato un evento speciale alla sua memoria, raccontando l’eredità di un uomo straordinario attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto e apprezzato.

di VittorioPatanella

Oggi rendiamo omaggio a Giuseppe Malpeli, una figura straordinaria che ha dedicato la sua vita alla causa della pace e che purtroppo non è più tra noi. Nell’ambito del ciclo “Essere costruttori di pace”, abbiamo l’onore di accogliere due ospiti d’eccezione: l’onorevole Albertina Soliani e la professoressa Roberta Cardarello dell’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE). Entrambe, avendo avuto il privilegio di conoscerlo, hanno curato la raccolta dei suoi scritti e oggi ci offrono una riflessione sulla sua figura.

Con queste parole, Franco Ravaglioli, vicepresidente della Universal Peace Federation (UPF Italia), ha introdotto il webinar “Giuseppe Malpeli - Sulle strade dell’educazione in Italia e in Asia”, svoltosi lunedì 25 novembre 2024 e organizzato dal Peace Forum di UPF Italia.

3 aprile 2025

Lontane da Gaza

di Emma Garroni*

La stanza risuona di voci: arabo e inglese si mescolano nei sorrisi e nelle parole cordiali riservate a quelle persone che si ha davvero voglia di conoscere.

Ci troviamo a Betlemme, nell’ufficio di Pro Terra Sancta, dove le donne della città imparano a cucire e a ricamare grazie a un corso di formazione online tenuto da Maha, una ragazza di Gaza rimasta bloccata in Egitto dopo lo scoppio della guerra. Maha si è reinventata, trasformando la sua attività di artigiana in un corso erogabile digitalmente, capace di annullare le distanze e le barriere della guerra.

Maha non è l’unica cittadina di Gaza costretta a un esilio non voluto: tra le donne che siedono in questa stanza ce ne sono tre che vengono da Gaza e che ora non possono più farvi ritorno. I veli colorati incorniciano i loro volti, segnati dal dolore e dalla forza necessaria a rimanere salde.

Afghanistan: tra aspirazioni di rinnovamento e il peso della tradizione

Dopo anni segnati da conflitti e instabilità, l’Afghanistan sembra attraversare una fase di relativa calma. Tuttavia, le sfide interne e le tensioni geopolitiche restano profonde, mentre il Paese si trova a un bivio tra il desiderio di cambiamento e il radicamento di antiche strutture sociali e religiose.

di Emilio Asti

Finora sull’Afghanistan è stato detto molto, forse troppo, ma ora il mondo sembra dimenticarlo. Un Paese sconvolto da anni di conflitti, ma anche ricco di ideali e speranze, purtroppo ancora in preda a gravi problemi umanitari. Dall’11 settembre in poi non sono mancate accuse e pregiudizi contro l’Afghanistan e il suo popolo, ma nessuno degli attentatori era afgano, e lo stesso Bin Laden, ritenuto l’organizzatore degli attacchi, era saudita.

Da metà agosto 2021, con la ripresa del potere, i Talebani si sono trovati a governare con scarse risorse, isolati politicamente e costretti a fronteggiare le minacce dell’ISIS. Rispetto al primo regime talebano, hanno mostrato un volto più moderato, cercando di smentire le preoccupazioni internazionali. Il loro ritorno al potere ha provocato una fuga precipitosa di migliaia di persone, descritta dai media con immagini drammatiche, paragonate, talvolta con eccessi, alla caduta di Saigon e alla fuga dal Vietnam del Sud.

Il Premio Sunhak per la Pace: Un Faro di Speranza per la Cooperazione e la Pace Globale

A cura della Redazione

1. Introduzione al Premio

Il Premio Sunhak per la Pace, istituito nel 2014 dalla Dott.ssa Hak Ja Han Moon, è un riconoscimento internazionale che celebra individui e organizzazioni impegnati nella realizzazione della visione di un mondo pacifico come “un’unica famiglia sotto Dio.” Riconosciuto come uno dei più prestigiosi premi per la pace a livello globale, il Sunhak Peace Prize continua a promuovere il dialogo e la cooperazione per affrontare le sfide del nostro tempo.

2. Ideali FondamentaIl Premio si fonda su tre principi cardine:

Sviluppo Umano Sostenibile: Promuovere una crescita economica e sociale che soddisfi i bisogni presenti senza compromettere le risorse delle generazioni future.

Risoluzione dei Conflitti: Favorire il dialogo e la comprensione reciproca per risolvere le dispute e costruire una pace duratura.

Conservazione Ecologica: Proteggere l’ambiente e promuovere pratiche sostenibili per garantire un pianeta sano per tutti.